Oggi la Kokeshi Blu, per la rubrica “Parole di incanto e inchiostro simpatico”, intervista Giacomo Casaula, autore del romanzo “Siamo tutti figli unici” (Guida Editori).
“Ho trent’anni e vedo tutto nero”, così inizia una storia feroce, metafora dei tempi feroci e caotici che stiamo vivendo. La trama del romanzo è incentrata sulle vicissitudini di una famiglia alle prese con piccoli e grandi problemi della quotidianità. Un equilibrio precario che rischia di andare in frantumi quando Luca, il protagonista, decide di trasferirsi a Londra, interrompendo i contatti con la sua famiglia e con l’altro fratello Francesco. Sarà compito del lettore scoprire i moti d’animo di Luca e le motivazioni di questa scelta sofferta ma forse inevitabile. Un romanzo che affronta il valore della famiglia e quello della ricerca del proprio posto nel mondo con un linguaggio immediato e fresco.
Giacomo Casaula nasce a Napoli il 27/10/1992. Laureato in filologia moderna, è attore e collaboratore di Ettore Massarese, autore e regista teatrale, e dell’intero progetto ‘Antico fa testo’ promosso da Francesco Puccio. E’ direttore artistico della sezione Teatro-canzone nella rassegna ‘Live in Villa di Donato’ a Napoli.
Pubblica nel dicembre 2019 il suo primo romanzo ‘Scie ad andamento lento’ edito da Edizioni Mea e nel maggio 2022 il suo secondo romanzo ‘Siamo tutti figli unici’ pubblicato da Guida editori.
Nel gennaio 2020 esce anche il suo primo disco ‘Nichilismi & Fashion-week’ con l’etichetta Trees Music Studio. Nel maggio 2023 pubblica il suo secondo disco e progetto di Teatro-canzone ‘Amore sintetico’ con la medesima etichetta, preceduto dal singolo ‘Viola’.
Giacomo, come nasce questo libro e la tua passione per la scrittura?
E’ qualcosa che ho dentro probabilmente da sempre, una sorta di prosecuzione naturale. Questo libro nasce da un tema, quello della solitudine, che considero quanto mai attuale per la nostra contemporaneità.
La solitudine è la grande protagonista del tuo ultimo lavoro. Vuoi raccontarci un po’ della genesi dell’opera?
Avevo in mente un impianto generale, ma la storia vera e propria è nata capitolo dopo capitolo. La solitudine è stata il collante che ha tenuto insieme tutti i passaggi.
Che rapporto lega Luca al fratello Francesco? E cosa può imparare il lettore da questo legame?
Un rapporto conflittuale, aspro, ma carico d’amore. Non credo che il lettore debba imparare, mi farebbe piacere se in qualche modo riuscisse a ritrovarsi in questo legame.
A proposito della tua passione per la musica, questo libro ha una colonna sonora ideale che suggeriresti al lettore come sottofondo?
Direi un ping-pong tra gli Oasis e i Nirvana, intervallato da qualche canzone d’autore italiana anni ‘ 80.
Quanta influenza ha avuto il teatro nel mettere nero su bianco la trama e poi le emozioni dei protagonisti della tua storia?
Ha avuto una grande influenza. Soprattutto nell’introspezione psicologica dei personaggi, nel loro modo di parlare e raccontarsi, nella capacità di spaziare tra contenuti e sentimenti apparentemente diversissimi.
Cosa consigli a chi ha un libro nel cassetto?
Inizialmente di lasciarlo lì, le storie hanno bisogno di ‘pappuliare’. Poi di darsi anima e corpo e di far emergere il fuoco, solo così i romanzi potranno nascere veramente.
Piero Antonio Toma, nella postfazione, traccia una linea d’ombra che in fondo ci caratterizza tutti e che poi è anche un tratto caratteristico della tua produzione. E tu che rapporto hai con la malinconia?
Credo di avere un buon rapporto, a volte mi piace ricercarla. Sempre senza sovrastrutture, solo con dolcezza.
Prossimi progetti artistici?
Ce ne sono tanti! Per qualche informazione e curiosità in più basta mettere un like su Facebook (Giacomo Casaula) e seguirmi su Instagram (g_casaula).