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Oggi la Kokeshi Blu, per la rubrica “Parole di incanto e inchiostro simpatico”, intervista Daniela Merola, autrice del romanzo “I Giorni del Cobra” (LFA PUBLISHER).

È stato presentato con successo, lo scorso 10 novembre presso la biblio-mediateca Ethos e Nomos di via Bernini, il nuovo, appassionante, libro della giornalista ed editor Daniela Merola, pubblicato dalla LFA PUBLISHER, ambiziosa casa editrice di Caivano, rigorosamente no eap.

Dopo “la giusta via”, Daniela Merola esplora il noir e il poliziesco, fondendoli con mirabile sintesi e dimostrando tutto il suo talento di narratrice. Il romanzo diventa indagine filosofica sul Male che avvolge nelle sue spire, è proprio il caso di dirlo, anche le anime più innocenti, corrompendole. Il cerchio della violenza si trasforma in una macabra sciarada, un gioco delle scatole cinesi in cui ogni elemento spalanca la porta a nuove storie e tenebre. L’autrice si sofferma ad analizzare la potenza distruttrice dei traumi psicologici e regala un’opera enigmatica e coinvolgente dove le protagoniste sono ancora una volta le donne. Eroine tragiche, vittime e carnefici al contempo, novelle Giuditte e prigioniere della più ancestrale delle sensazioni, la paura.

Il romanzo prende il via in media res descrivendo il dramma di una violenza, quella subita dalla protagonista, Dora Neri, una vicenda che si tinge subito di giallo. Una corsa contro il tempo che vedrà coinvolta un’altra donna, Giulia Cangiato, per fermare lo spietato serial killer e stupratore “Cobra”. Dora ha visto il suo carnefice ma la mente, sconvolta, rifiuta di ricordare. Sarà Giulia Cangiato a mettere insieme i tasselli in una sfida che diventerà sempre più difficile e tormentata. Sullo sfondo, una Castellammare di Stabia, inedita e cupa. Personaggi affascinanti come Ninetta, Viviani, Prisco, Belli, Serravalle, Olga, Blessing e Lupo girano intorno ai protagonisti, chi aiutando, chi sviando, chi danneggiando le indagini che appaiono subito complicate e incerte perché scoprire la vera identità del Cobra è una corsa contro il tempo.

Daniela Merola, giornalista, promoter culturale ed editor, lavora da venticinque anni nel campo della comunicazione, della promozione e dell’editoria. Collabora con le testate giornalistiche “Road tv Italia”, “DGg news magazine” e “Mob magazine”, e con associazioni culturali tra cui “I colori del Mediterraneo” e la Biblioteca “Borgo di capodimonte”. Svolge corsi di formazione di cdb ed editing, di scrittura creativa e di lingua inglese. Ha già pubblicato “Marta, un soffio di vita” e “La giusta via”, entrambi per LFA Publisher.

.Ciao Daniela, ben tornata dalla kokeshi, dopo il successo de “La Giusta Via”. Veniamo subito a noi. Come è nato il libro “I giorni del Cobra”? C’è un episodio in particolare, di cronaca nera, o una suggestione letteraria, che ti hanno ispirato?

Innanzitutto grazie infinite cara Eleonora per l’ospitalità. No, non c’è stato nessun episodio scatenante che mi ha portato a scrivere il noir. Come ben sai, le storie maturano nella nostra mente senza che noi ce ne accorgiamo, per poi esplodere all’improvviso. Lì nasce l’urgenza di scriverle.

  • Perché hai deciso di ambientare il romanzo a Castellamare?

C’è un motivo preciso, un fatto divertente anche: mia mamma da ragazzina andava a villeggiare a Stabia e l’appartamento che mia nonna affittava si trovava sopra un negozio di falegnameria che costruiva bare. Tutti i pomeriggi mia mamma sentiva inchiodare il lavoratore per sistemare questi feretri e lei si immaginava che dentro già ci fossero le salme. Da lì, oltre a trovare la cosa grottesca, ho valutato di far lavorare Dora Neri in una agenzia di pompe funebri.

  • Uno spunto da brivido, è il caso di dire! Torniamo ora al presente, citando un passaggio del tuo noir: “Assente, scomposta, questi priva di linfa vitale, giaceva lì come una bambola a cui avevano strappato la bella gonna di cotone azzurra.” Ancora una volta, la protagonista è una donna vittima di violenza, ferita e umiliata. In tutti i tuoi romanzi il solo filo conduttore sembra essere la volontà di descrivere l’universo femminile, con le sue luci e le sue ombre. Parlaci delle protagoniste del tuo nuovo libro.

Ne sono tante, ma la principale, insieme col commissario Giulia Cangiato, è Dora Neri. Lei è una donna che ha sofferto in amore, ha un figlio che cresce da sola, lavora per dare dignità a sé stessa e per mantenere il ragazzino, nella vita vuole vivere serena, lontana dalle sofferenze sentimentali, ma le capiterà un qualcosa che scombussolerà tutto il suo mondo interiore. Giulia Cangiato, il commissario di via Alcide De Gasperi, è una donna tutta d’un pezzo, ambiziosa e sicura di sé; crede nelle sue capacità investigative, ma cerca anche la collaborazione col vice Manuele Basilio. Sono le delusioni che non riesce ad accettare e ciò complicherà molto la sua vita. E poi ha una caratteristica ben precisa: E’ amica vera di Dora e lo dimostrerà. E poi c’è Nina Masci, detta o’ masculone, una ragazza che ha vissuto la vita come voleva lei, una ragazza che nasconde una grande carica femminile e umana, nascondendosi dietro modi spicci e parlata simpatica. La sua vita cambierà e il destino non sarà tenero con lei. E poi ci sono Blessing ed Eleonora, la mamma di Dora e c’è Brigida, ma su di lei on posso dire molto per non spoilerare troppo, diciamo che è una donna che ha fatto di tutto per uscire dalla miseria morale e materiale, non riuscendoci.

  • Sono trascorsi pochi giorni dal 25 novembre, una data che ci ricorda che è tempo di fermare la violenza di genere. La cronaca, anche recentissima, è purtroppo satura di notizie drammatiche. Vogliamo fare un appello alle altre donne in questo momento storico così difficile?

Cosa dire alle donne che già non sanno? Dobbiamo avere la consapevolezza che amare sé stesse non è una colpa, non è un peccato, e che pretendere di più e in tutti i campi è una cosa da coltivare ogni giorno. 

  • C’è un punto di non ritorno nella vita di tutti noi. Così come nell’esistenza del villain del tuo romanzo. C’è una frase emblematica che tu hai scelto per la quarta di copertina. “Erano iniziati i giorni del cobra, l’inverno aveva investito il ragazzino e non sarebbe passato, la ruggine dei ricordi, incollata alla carne, non gli dava tregua, il veleno scorreva nel corpo, lasciandolo con paure spaventose e tetre”. Parliamo dunque dell’antagonista.

Che domanda! Il cobra è intorno a noi, si può camuffare benissimo, il suo sibilo a volte è talmente sottile e insinuante che noi donne non ci accorgiamo di nulla, dei pericoli, dei segnali che manda. Il cobra è il male portato alle estreme conseguenze, è un fondo buio che incamera odio e rancore.

  • La famiglia dovrebbe essere il posto più sicuro al mondo. Eppure è lì che nascono traumi e ferite indelebili. Secondo te, è sempre colpa di questo nucleo?

Anche colpa delle famiglie, ma è colpa degli amici, di ciò che ci circonda, di tanti fattori. E’ colpa del non saper ragionare nel modo giusto, è colpa delle nostre paure a cui non sappiamo far fronte, è colpa della mancanza di sogni veri. Ma questo non giustifica , né assolve dalle colpe gli uomini che non sono in grado di avere rapporti paritari con le donne, non riconoscendo più il loro ruolo, non essendo più abituati alle sconfitte e ai rifiuti. E questo purtroppo lo insegna anche la famiglia

  • Quali sono i libri o gli autori a cui ti ispiri?

Mi piacerebbe essere la versione femminile di Francis Scott Fitzgerald, ovviamente non lo sono, ma vorrei raccontare la disillusione umana come solo lui la sapeva raccontare. Mi ispiro anche a Elena Ferrante, tra le contemporanee, qualsiasi cosa ci sia dietro questo nome, è la narrazione verista che mi piace. Mi piacciono Italo Svevo ed Hemingway e amo la poetica di Arthur Rimbaud. Ho letto Philip Roth e Don De Lillo, come pure Paul Auster e Jo Nesbo, di cui ora sto leggendo “La casa delle tenebre”

  • È cambiata la tua scrittura dai tempi di “Marta, un soffio di vita”, il tuo primo romanzo?

E’ cambiata sì, ora cerco di non essere troppo un fiume in piena, di valutare certi passaggi, talune volte di armonizzare meglio i concetti e non sottrarli troppo

  • Daniela, come è organizzata la vita di un editor che passa dall’altra parte della barricata?

Dio mio Eleonora, un domandone! Non riesco ad avere la lucidità giusta verso i miei testi, li vedo apparentemente perfetti, e naturalmente non è così, i refusi crescono e si moltiplicano di notte.

  1. Prossimi progetti editoriali e non? Vogliamo lo spoiler!

Ora sono in promozione con “I giorni del cobra”, spero di lavorare ancora come promoter culturale e di tenere ancora dei corsi. Mi auguro di avere il coraggio di scrivere ancora. Mi piacerebbe scrivere una pièce teatrale, chissà. Come mi piacerebbe che “I giorni del cobra” diventasse una fiction. Ma è un sogno ovviamente che non si realizzerà mai.  Da grande non so cosa farò, sinceramente, spero di poter avere occasioni lavorative adatte e di incontrare persone perbene e non invidiose. Sì, lo so, mi piace illudermi, ma sognare non costa nulla.

Grazie per quest’intervista e ad maiora per “I giorni del Cobra”.

Grazie a te Eleonora.

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