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Oggi la Kokeshi Blu, per la rubrica “Parole di incanto e inchiostro simpatico”, intervista Paola Tortora, autrice del romanzo “Altrove” (Graus Edizioni).

Un romanzo di struggente attualità che affronta in modo inusuale il tema della violenza di genere e descrive un bellissimo percorso di rinascita. Nel segno della forza delle Donne. Protagoniste Anna e Angela, vittime di Mario, un narcisista senza appello, marito della prima e amante della seconda. Complice un caffè, la rivalità tra le due donne lascia ben presto spazio alla complicità e all’empatia. La catena di eventi che ne susseguono farà intrecciare ancora di più le vite delle due, segnate dal filo conduttore della violenza, perpetrata da un uomo che continua a fare della sopraffazione uno strumento di quotidiana umiliazione. Fino al sorprendente epilogo, con un risvolto “giallo” che sconvolgerà i lettori,  trascinandoli  in un vortice di menzogne,  passioni, emozioni.

Con una scrittura incalzante e diretta, l’autrice si immerge nella dimensione emotiva dei personaggi,  raccontandone luci e ombre.

Paola Tortora è nata a Napoli, dove risiede. Coniugata, con una figlia. Si occupa di volontariato presso i banchi alimentari a favore degli indigenti e di ricerca e amministrazione per forniture alla pubblica amministrazione. “Altrove” è il suo primo, potente, romanzo.

La mia poco plausibile amica varcava l’uscio di casa, irrompendo nella mia vita.  Il suo tono di voce, quella falsa gioia mista a un’esultanza esagerata ormai mi tenevano in uno stato di guardinga disapprovazione, impedendomi di confidargli più nulla. Ma le sciorinavo la mia felicità come un piatto di dolci e progetti futuri come la lista della spesa. Annuiva e sorrideva. Ma non i suoi occhi che ogni tanto sbattevano come qualcosa che le desse fastidio o perché non riusciva a sostenere il mio sguardo. Le offrivo un caffè e in quel piccolo mondo amicale ero ignara di quello che sarebbe successo poco dopo.
Devo dirti una cosa”. Esordì “Ma non so se farlo”. Continuò dopo una lieve pausa. Cui aggiunse un forte sospiro.
Se mi dici così, vuoi che io insista”. Risposi con un sorriso, per incoraggiarla, ma dentro di me avvertivo un’inquietudine che si ripercuoteva sul bambino che improvvisamente scalciava.
Il mondo amicale di prima sta per andare in pezzi.
” Anna, forse un’altra starebbe zitta, ma io non ce la faccio a tenermi questa cosa dentro. Ti sono troppo amica. Ti chiedo solo di verificare”. Piagnucola. Ansima.
“Verificare cosa?” Chiedo impaziente.
Chiara esitava. Capivo che fingeva. Moriva dalla voglia di dirmelo.
Tu sei sicura di Mario?
Ancora il suo nome, lo vedo tra di noi anche se è lontano. Una domanda impertinente che racchiude in sé tutte le risposte. Quelle che io non so. È tutto un altro mondo fatto di sospetti, di false riappacificazioni, di umiliazioni. Violenze.
“Certo che lo sono”. Lo dico, ma forse non è vero. Forse non sono stata certa di nulla. Mi stacco dalla sedia. Mi alzo in piedi, ora che non sono più alla sua stessa altezza mi sento più sicura. La mia è una falsa prevaricazione.

Era venuta da me per sconvolgere il mio mondo appena conquista-to e neanche tanto assaporato, con la ritrosia di una dilettante appena ottenuta la patente di guida, ma con quel briciolo d’incoscienza che appartiene proprio ai principianti. Ecco questo mi sembra Chiara. Una dilettante alle prime armi.
Una dilettante del pettegolezzo e dell’infamia.

  • Benvenuta in questo spazio dedicato alla letteratura. Come abbiamo letto in “assaggio” letterario, le donne sono le grandi protagoniste di questo romanzo. Come nasce e cosa vuoi trasmettere ai lettori?

Il romanzo nasce ascoltando i notiziari di cronaca: in Italia muore una donna ogni tre giorni. Sono già settantotto le vittime di femminicidio dall’inizio dell’anno, a tal punto che la Camera dei deputati ha approvato la proposta di legge sulle nuove norme del codice rosso per le vittime di violenza domestica e di genere. “Altrove” prende spunto da questo, ma è soprattutto un romanzo che rende omaggio alla forza delle donne. Anna è un medico che ha lasciato Emergency per sposare Mario e farsi una famiglia. È una donna forte e risoluta, anche se trovarsi inaspettatamente di fronte a un uomo violento mette fuori asse tutto il suo mondo e tutte le sue certezze vengono spazzate via quando viene a sapere, in una maniera abbastanza brutale, del tradimento del marito. Ma quando conoscerà Angela, non proverà un sentimento di odio, di rabbia, come qualsiasi donna di fronte ad una rivale in amore, anzi la pervaderà una sorta di tenerezza e compatimento. Angela è una donna forte e sicura di sé e che ha fatto dell’indipendenza la sua ragione di vita, l’unica sua debolezza è proprio l’amore per Mario che dura dai tempi della scuola quando per una serie di vicende che non sto a dirvi per non spoilerare la trama, si stabilirà tra l e due donne un sentimento di profonda amicizia. Mario non accetterà questo rapporto tra la sua compagna e l’ ex moglie  e quindi ci sarà un’escalation imprevedibile con un finale a sorpresa dove la realtà non è mai quella che sembra.

  • A un certo tipo di rappresentazione della donna, tu rispondi con un testo forte che sfata luoghi comuni e cliché. Ci vuoi dire qualcosa in più a tal riguardo?

  Certamente, “ Altrove” sfata il cliché che tra noi donne ci debba essere per forza rivalità, infatti come ho detto prima, tra Anna e Angela si instaurerà un rapporto amicale che si rivelerà inattaccabile. Ed è per questo che considero “Altrove” anche un romanzo sull’amicizia.

  • Che cos’è per te questo Altrove? Utopia o sogno di un futuro possibile?

  Mi chiedi se tutto ciò sia utopistico un sognare un futuro possibile? Bella domanda. Sicuramente alberga in me il desiderio che possano crollare tutti quei pregiudizi e convinzioni che caratterizzano, in genere, queste vicende. Ancora oggi, quando si parla di una donna abusata o violentata, percossa, mi sembra che ci sia sempre una riserva mentale per la  vittima come se il dire o solo il pensare “se l’è cercata”, fosse come un dogma insinuante che fluttua nell’aria. Un esempio è dato dai commenti che spuntano come funghi velenosi sui social media. Un massacro quotidiano. Dobbiamo fare qualcosa e invertire la rotta.

  • Il tuo è un romanzo che attraversa con leggiadria diversi generi letterari e si concentra, in modo spiazzante per certi versi, anche sull’analisi di una delle figure più emblematiche della letteratura, quella della Madre. E tu qui ne tratteggi una particolarissima. Era un tuo obiettivo o la scrittura ha preso il sopravvento?

  La figura della madre castrante che compare in “Altrove” è stato il frutto delle mie ricerche per comprendere meglio una personalità contrastante e contraddittoria come Mario. Non sono una psicologa e non è compito mio parlare di queste problematiche, ma è un argomento che mi affascina. Cercherò di dare una spiegazione semplice di questa figura che nel libro è impersonata da Emma, che è appunto la madre di Mario. Nell’età infantile, il bambino è totalmente dipendente dalla madre. Crescendo sente la necessità di rendersi indipendente e di spiccare il volo. Tutto ciò spesso non accade per via delle madri castranti. La sicurezza che sta alla base della sicurezza in sé stessi deriva da come vediamo nostra madre e se la madre dà un senso di fiducia al figlio lasciandolo fare le sue esperienze non reprimendolo né fagocitandolo, essere presente in modo che comunque il bambino la veda come una “ base sicura”, un punto di riferimento. Di conseguenza diverrà un adulto che si fida di se stesso. Per chi è cresciuto con una madre castrante, le relazioni affettive sono quasi sempre messe in seria difficoltà. Mario, infatti, è proprio vittima di una madre castrante.

  • Che cosa rappresenta lʼamore per le due protagoniste del romanzo? E che cosa vuole dire per te?

  L’amore per Anna non è sicuramente Mario, suo marito. Proverà un sentimento forte e coinvolgente quando incontrerà Franco. Per Angela sì, Mario è stato il suo primo amore, un amore cominciato in età giovanile ma che poi finirà causa i maltrattamenti e le violenze subite. Per me l’amore è un sentimento importante duraturo e forte.  Ma credo che anche l’amore più coriaceo, più resistente agli urti alla fine debba consumarsi come una candela che si spegne piano piano quando si è costretti a subire violenza, sia fisica che psicologica. Bisogna fuggire subito.

  • Il tuo libro affronta, in modo indiretto, il tema delle cicatrici e delle eredità psicologiche che ci portiamo, inevitabilmente, dietro. Possiamo imparare dal passato?

Dobbiamo sempre imparare dal passato. Queste cicatrici le dobbiamo considerare le nostre esperienze e farne  un monito per il futuro che verrà. Questo succede per tutte le cose della vita.

  • Tu scrivi perché… Completa tu la frase e dai un consiglio a chi si cimenta per la prima volta con gli ʻʻuniversi” di carta.

Io scrivo perché mi piace creare storie. E perché la scrittura è un modo più duraturo per condividere. E poi perché penso che in ogni storia ci sia sempre qualcosa di sé.

  • Autori preferiti?

Ce ne sono tanti. Autori legati a un certo tipo di letteratura degli anni passati. Testi che a scuola ci hanno fatto leggere e studiare. Primo fra tutti i Promessi Sposi, che invito a rileggere perché ancora oggi è un testo che conserva una modernità che stupisce. Fra gli autori contemporanei, cito la Ginzburg, Moravia e Elsa Morante. Tra quelli più recenti, invece, Emanuele Trevi, Annie Arnaux, Dario Ferrari, Alessandro Piperno e tanti altri.

  • Prossimi progetti editoriali?

Ho scritto un romanzo che parla di omosessualità, una storia ambientata negli anni Cinquanta. Quindi,  quando questa condizione era inaccettabile, e della quale non si poteva neanche parlare. Un romanzo struggente in cui l’amore è al primo posto, anche se a volta comporta grandi sacrifici.

E non c’è modo migliore di concludere questa bella intervista. Grazie Paola per il tuo tempo e in bocca al lupo per tutti i tuoi sogni, letterari e non. Ad maiora!

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