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Ottimo riscontro di pubblico e di critica per “È sempe ‘a stessa storia”, lo spettacolo della Compagnia “I Mastacanà”,  diretto da Cristina Gentile e messo in scena presso il  Nuovo Teatro San Carluccio, a Napoli.

La kermesse inizia con un amarcord di Enzo Balzano, pilastro e anima della Compagnia, la cui voce suggestiva accompagna  la platea e gli attori in un happening oltre il tempo e lo spazio.

 Questo il cast: Paolo Bassano, Pia Castiello, Gaetano Continillo, Cristina Gentile, Daniela Iannaccone, Paolo Labrano, Caterina Magno, Lino, Ruggiero, Raffaele Russo e Salvatore Vitrone. Contribuiscono alla riuscita dello spettacolo e alla macchina organizzativa: Mimma Caporaso, Vincenzo Gatto, Carlo e Simone Rinaldi.

Nel primo atto vengono recitati brani tratti da “Così nacqui io”, lo spettacolo di Enzo forse più emblematico e introspettivo. Filo conduttore, l’inno alla vita, in tutte le sue complesse sfumature. Nella seconda parte, tra canti e quadri si intende dare risalto al ciclo delle stagioni con i suoi ritmi e alle tradizioni popolari, immagini di un mondo che non possiamo e non vogliamo dimenticare. Con questa pièce teatrale, la Compagnia vuole suscitare nelle nuove generazioni curiosità e amore per la storia del nostro territorio e per culti fortemente evocativi come quello delle “Parenti di San Gennaro”.

Ciò che rende questo testo teatrale ancora più prezioso e ben riuscito è la chiave di lettura proposta da ogni attore della compagnia, che ha dato anima e il proprio personalissimo tocco a un comune sentire, uno stato d’animo che è personale e collettivo al contempo. La narrazione non procede in modo asettico e impersonale, ma è arricchita dalle riflessioni degli attori che sembrano quasi parlare alla platea. Nella kermesse entra un po’ di tutto: recitazione, canto, musica, danza, tra storie di malaffare e d’amore, invettive politiche e critica sociale. Tutto dosato e miscelato a dovere. La risata arriva improvvisa, scaturisce  dai piccoli dettagli, quelli che fanno la differenza, dalla mimica facciale, dalle pause, dal significato oltre le parole e che dipinge universi immaginifici.  Come avrebbe voluto Enzo.

Merito degli attori, certo, ma anche della regia ben misurata di Cristina Gentile che sa dare il giusto equilibrio ai  personaggi, alle circostanze, all’ emotività che prende, come giusto che sia, alla gola ogni attore che calca la scena, trasformandola in un punto di forza. Si riflette anche parecchio sulla vita, sui rapporti sentimentali, sulle relazioni sociali, su ciò che siamo e che eravamo.

 

Questo spettacolo segna un traguardo importante per la Compagnia. Il gruppo è nato nel 1976 e da allora questa Compagnia si è fatta conoscere e apprezzare per la qualità dei suoi lavori. La consacrazione definitiva è avvenuta nel 2013 quando gli attori hanno realizzato per il Museo del Tesoro di San Gennaro uno spettacolo dal titolo: “Napoli e San Gennaro: storia di un culto e di un rapporto speciale”, una kermesse che sembra muovere le trame invisibili del destino, un viaggio onirico tra sacro e profano. Nel momento in cui si è allargato il dibattito fra identità culturali e tradizioni popolari con la società del moderno e del post – moderno è importante salvaguardare le identità che affondano le loro radici nella storia e nella tradizione popolare. Sulla scorta delle antiche esperienze si tramanda così la forza creativa del folklore.  Una lezione che  “I Mastacanà” continuano a portare avanti, guardando al futuro ma senza dimenticare il passato. Ed è questo il segreto del successo della Compagnia.

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