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Oggi inauguriamo la rubrica “La Kokeshi in Wonderland – Guida per riconoscere i tuoi luoghi del cuore”, con un’intervista all’imprenditrice Liliana Paganini. Uno spazio che parla al cuore e alla mente. Una sorta di guida informale e poliedrica per segnalare luoghi di incanto. E che sia una libreria, una spiaggia, una pizzeria, una galleria d’arte o una boutique, poco importa. Purché si possa sognare e perdersi in una storia. Quella di Liliana profuma di glicine e di tenacia, racconta di una rinascita. E non c’è modo più bello per lanciare on line questo contenitore di esperienze e di vissuti.

Ci sono bivi che cambiano per sempre il corso di un’esistenza e che rappresentano l’incipit di una storia da vivere intensamente e con coraggio. Sfide che danno la cifra del nostro valore e della nostra forza. Ed è quello che è accaduto a Liliana Paganini, un’imprenditrice campana che a Tropea ha aperto un’incantevole boutique dal suggestivo nome “La signora che veste le bambole”. Il suo obiettivo è quello di valorizzare l’unicità di ogni donna, con capi che esaltano, di volta in volta, le forme della cliente, per quel quid capace di donare autostima, eleganza e audacia.  

La storia di Liliana è un esempio di forza, estro creativo e determinazione, un modello illuminante per quante vogliano scrivere un capitolo diverso della propria storia e, perché no, rinascere.

  1. Benvenuta Liliana. Partiamo subito dal tuo appellativo, così potente ed emblematico. Puoi raccontarci come sei diventata, a un certo punto della tua vita, “la signora che veste le bambole”?  Parlaci del tuo “bivio”.

Ho sempre avuto la passione per la moda e per le cose belle. La vita, poi, mi ha portato a fare altro, ma il pensiero stava sempre lì. Qualche anno fa, mia figlia mi propose di aprire un’attività commerciale a Tropea, dove lei intanto si era trasferita. Lì per lì, ho lasciato correre, non mi sentivo pronta. Dopo un po’ di tempo, a seguito di una serie di vicissitudini, però, ho deciso di cogliere la sfida. Avevo bisogno di rinascere, di concentrarmi su un nuovo capitolo della mia vita, di dare sfogo alla mia creatività. Così ho lasciato il mio lavoro di consulente di piani di riposo e ho iniziato questa nuova avventura che mi ha regalato tante soddisfazioni. Per me non è un lavoro, ma è una passione. Desidero aiutare tutte le donne a sentirsi belle e creo per loro look ad hoc. Il mio soprannome nasce dal mio desiderio di valorizzare la donna, la sua unicità. Anche fisica. Tutto è iniziato per gioco. Data la mia sensibilità, trovo un’anima in ogni cosa, persino nei manichini da vestire. Mi sembrava brutto definirli così e ho iniziato a chiamarle bambole. Ed è allora che ho capito che quello sarebbe stato il nome della mia boutique.

  • In una società spietata, soprattutto con il “corpo femminile”, che cosa vuole dire per te vestire la donna?

Significa darle valore. Amo l’universo femminile e credo che ogni donna abbia un valore unico, eccezionale. E sono partita da questa filosofia per la mia attività. Ogni capo deve essere studiato su misura, non può esserci un abito che vada bene a tutte. Ogni corpo ha le sue peculiarità. È la donna con la sua personalità che deve esaltare il capo e non viceversa. Quando io vesto la cliente, la mia bambola per citare il mio soprannome, cerco così di far venir fuori il suo potenziale. Per questo offro suggerimenti e propongo look specifici. La cliente percepisce che ciò che faccio nasce da una profonda sensibilità, da un’attenzione disinteressata verso di lei e lo apprezza. Se io per prima non sono convinta di un capo, lo dico senza mezzi termini e propongo un’alternativa, anche a costo di perderci economicamente.

  • Che cosa significa fare imprenditoria qui al Sud? Quali difficoltà hai incontrato in questi anni e come le hai affrontate?

A parte le difficoltà legate alla burocrazia, non ho riscontrato particolari criticità. Sarà perché sono per natura ottimista e solare, non ho avuto grandi problemi o momenti di scoramento. Fare imprenditoria femminile al Sud per me significa dare risalto ad un territorio dalle enormi potenzialità e ancora tutto da scoprire. Una sfida, dunque, al pari del vestire ogni volta una donna diversa, con un corpo e un vissuto specifico.

  • Parlaci di una giornata tipo presso la tua boutique, che io definisco “un luogo dell’anima”, e svelaci qualche aneddoto divertente. 

Ci sono tanti aneddoti legati, ad esempio, alla mia battaglia quotidiana con le signore che non vogliono provare i capi, cosa per me inconcepibile, perché ogni abito essere indossato e studiato nei minimi particolari, anche se fa caldo. Mi piace, poi, confrontarmi con le clienti, vestirle, farle sentire a proprio agio e belle. Perché è questo il messaggio che voglio portare con la mia attività: vivere a colori, con leggerezza. Ma osare sempre. E con consapevolezza. Il mio negozio, in questo senso, è davvero un luogo dell’anima.

  • Quali consigli vuoi dare alle donne che desiderano intraprendere un percorso simile al tuo?

Io dico di portare avanti il proprio sogno malgrado le avversità e di metterci sempre la passione. Perché senza quella non si va avanti.

  • Come ti definiresti in poche parole? La kokeshi, che ti ha visto in azione durante un surreale viaggio verso Reggio Calabria, direbbe subito battagliera, tenace, allegra. Ha visto giusto?

Decisamente. E aggiungo sognatrice. Per questo adoro stare vicino al mare, perché ti porta a fantasticare, a sperare e ad avere sempre la mente aperta.

Liliana, non vediamo l’ora di visitare la tua boutique di incanto. Nel frattempo, la kokeshi ti augura il meglio. Ad maiora!

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